Ieri è esplosa la polemica. Il Ministro dell'Economia Padoa-Schioppa, nell'illustrare i benefici della futura manovra, si è applicato in una filippica contro i ragazzi che stanno ancora alle dipendenze dei genitori. «Mandiamo i «bamboccioni fuori di casa», sintetizza con estrema brutalità e molta ironia Padoa-Schioppa nel corso dell'audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Il ministro fa così riferimento alla norma che prevede agevolazioni sugli affitti per i più giovani. «Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. È un'idea importante», mette in evidenza il titolare del Tesoro. Parole che accendono subito il dibattito, scavando il fosso tra riformisti e massimalisti all'interno della maggioranza.
Ma quali sono gli incentivi di cui parla Padoa-Schioppa? Il governo ha introdotto in Finanziaria la possibilità per i giovani, in un'età compresa tra i 20 e i 30 anni, di usufruire di detrazioni fiscali sugli affitti, sempre che la casa non sia l'abitazione principale dei genitori. La nuova detrazione varia dai 495,8 euro in tre anni se il reddito complessivo supera i 15.493,71 euro ma non i 30.987,41 euro, ai 991,6 euro (sempre in tre anni) se il reddito non supera i 15.493,71 euro.
Personalmente trovo tutte le critiche piovute addosso al Ministro, fuori luogo. Certo, magari l'epiteto utilizzato può creare tensioni, ma credo che invece che soffermarsi sulla forma sia più utile analizzare la sostanza. Personalmente ritengo che l'uscita del Ministro sia stata solamente un cambio lessicale rispetto al passato.
Quante volte negli anni abbiamo seguito servizi giornalistici dei vari TG nazionali che parlavano della situazione dei "mammoni" italiani! Purtroppo l'Italia è il paese delle mode e della memoria corta, quindi visto che ultimamente si è usi attaccare il governo da ogni parte, si sfrutta ogni occasione per farlo, anche questa
Il problema esposto è forse più sociologico che economico. Gli oppositori del Ministro fanno notare che dalle statistiche Istat emerge che "i giovani fino ai 34 anni sono i più frequenti precettori di bassi redditi da lavoro: lo è il 29,1% di quelli che vivono in famiglia, contro il 16,3% di quelli che ne sono usciti. Fra i precari solo il 22,7% è a capo di un nucleo familiare."
Sinceramente non mi pare che questo dato possa essere sufficiente ad analizzare il problema. Su due piedi mi sorge una domanda: quanti di questi ragazzi sotto i 34 anni, lavoratori a basso reddito, stanno magari studiando? La situazione dello studente-lavoratore che vive con i genitori è normalmente legata ad un lavoro part-time o limitato al weekend che determina inevitabilmente un reddito basso. Quindi la statistica menzionata mi pare poco interessante.
Per esperienza personale ritengo invece che la motivazione più importante che spinge i giovani a non lasciare la casa dei genitori è la comodità. Chi glielo fa fare di buttarsi in un'avventura così ardua e difficoltà come il vivere fuori, dovendosi arrangiare in tutto e per tutto?
Non credo che le misure adottate in finanziaria daranno la scossa a questa gioventù poco propensa al sacrificio e all'indipendenza, ci vuole un cambio di mentalità.
Speriamo...